La Legge italiana prevede una struttura robusta di sostegno per i diritti dei lavoratori. Ricevere lo stipendio è un diritto insindacabile di ogni lavoratore. È la stessa Costituzione a porre le basi di questo principio. Se ci si trova nella spiacevole circostanza di non aver ricevuto una o più mensilità è bene sapere che le strade da percorrere per rientrare del dovuto sono diverse e che la Legge è sempre dalla parte del lavoratore.
Premesse per l’esercizio dei propri diritti
Ricevere lo stipendio è un diritto. Per poter agire è necessario
- che non siano passati più di cinque anni dalla conclusione del rapporto lavorativo o dal momento in cui non è stato versato lo stipendio
- che sia presente una busta paga a cui far riferimento
Il lavoratore ha diritto a ricevere
- Gli stipendi arretrati
- Gli interessi sugli stipendi arretrati
- I danni morali
Lettera di diffida
La prima mossa da compiere è quella di inviare al datore di lavoro una lettera in cui si chiede di essere pagati. È un sollecito (sollecito di pagamento bonario) che può essere scritto dallo stesso lavoratore oppure (molto meglio) da un avvocato. La lettera deve essere inviata a mezzo raccomandata o via PEC.
L’invio del sollecito sortisce due effetti immediati
- La messa in mora del datore di lavoro (in questo modo scattano anche gli interessi)
- La sospensione dei termini di prescrizione per l’avvio della procedura di rientro degli stipendi dovuti
Conciliazione monocratica
È alternativa al sollecito di pagamento: il lavoratore può tentare di trovare un accordo con il datore in sede di conciliazione monocratica
Conciliazione tramite sindacato
Anche il sindacato può occuparsi di cercare una conciliazione tra le parti attraverso lo strumento della vertenza. Tale conciliazione serve a evitare l’avvio di una causa in tribunale (con tempi e costi decisamente più gravosi) mantenendo così la questione all’interno di un percorso stragiudiziale.
Decreto ingiuntivo
Se non si ritiene la controparte all’altezza di un tentativo di conciliazione è possibile rivolgersi direttamente al Giudice per chiedere un decreto ingiuntivo, ossia un ordine di pagamento da rendere esecutivo entro 40 giorni dal pronunciamento. Questa opzione prevede obbligatoriamente la presenza di un avvocato ed è possibile quando ci sono almeno due mensilità arretrate.
Se al termine dei 40 giorni il datore di lavoro non ha pagato e non ha presentato opposizione al provvedimento il Giudice può disporre il pignoramento dei beni per risarcire il lavoratore. I crediti da lavoro, inoltre, hanno una serie di diritti rispetto agli altri crediti (Natura privilegiata dei crediti da lavoro) e vengono posti in cima ai crediti imputabili al datore di lavoro. In caso di fallimento dell’azienda, inoltre, esiste un fondo di garanzia dell’INPS che copre almeno una parte dei crediti maturati dal lavoratore.
Il mancato pagamento degli stipendi e il licenziamento per giusta causa
Il mancato pagamento dello stipendio è un chiaro motivo di licenziamento per giusta causa. Il lavoratore infatti può presentare in ogni momento le dimissioni e godere del sostegno previsto dall’indennità di disoccupazione e l’indennità di preavviso
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Mancato pagamento dello stipendio
in breve
- La legge tutela sempre il lavoratore che non ha ricevuto lo stipendio
- Esistono procedure di rientro di tipo conciliativo e procedure di ordine giudiziale
- Le procedure giudiziali prevedono la presenza di un avvocato